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Come si tara un telemetro Leica M
Cosa serve per controllare ed eventualmente tarare il telemetro di una Leica M
Questo scritto è riservato a chi “mastica” di micromeccanica e ha le “mani della festa” All’inizio quando uno comincia a “ciappinare” con la sua vecchia Leica s’accorge che i vari meccanismi non sono così incomprensibili e per tentativi può anche riuscire a registrare (in qualche modo) il telemetro del suo apparecchio. Successivamente gli verranno più dubbi ed è probabile che ricerchi un approccio più tecnico. Di seguito elenco una serie di attrezzi che ho ideato e che fatto realizzare dal mio tecnico e che reputo sufficientemente precisi e comodi per controllare apparecchi e obiettivi: 1° Binario in alluminio lungo un metro in chi ad una estremità e applicata una staffa alta 28 cm, recante una scanalatura, perpendicolare al binario stesso, rivestita in similpelle che permette d’avvitare il corpo, tenendolo perfettamente perpendicolare al binario e con l’obiettivo in linea col medesimo. Dalla parte opposta c’è un morsetto che regge un tabellone ben piano di cm 50x70, anch’esso perpendicolare al binario e fatto in modo che possa scorrere tra 70 cm a 1 m. su questo pannello bianco è tracciata una linea verticale al centro per la messa a fuoco di precisione. Si può tracciare una seconda linea, corrispondente allo scostamento necessario della seconda immagine del fuoco all’infinito, per il controllo di quest’ultimo in laboratorio. Volendo si possono collocare sul retro del tabellone, che dovrà essere reversibile delle mire ottiche che potranno essere utili per alcune valutazioni qualitative degli obiettivi. 2° Focheggiatore: di fatto è costituito da un tubo riportante una baionetta femmina Leica M ad una estremità, e un oculare di almeno 4X (registrabile per la correzione diottrica) dall’altra, All’interno all’esatta distanza che c’è dal piano del bocchettone a quello della pellicola (o sensore) è inserito un vetro smerigliato, meglio se avente stigmometro al centro e lente di fresnel. Vanno benissimo quelli degli apparecchi reflex, ma è importantissimo che il supporto del medesimo garantisca la perfetta centratura, planeità e il preciso tiraggio (distanza che esiste tra il piano della pellicola e il bocchettone stesso). Il mio apparecchio possiede gli oculari intercambiabili, uno di 4x che mi consente la visione (ahimé sempre capovolta) dell’intero campo, l’altro di 10X col quale posso vedere, estremamente ingrandito, il solo stigmometro. Come oculari si possono utilizzare i lupe russi, ma attenzione, hanno una pupilla troppo grande che non permette un’ allineamento certo dello stigmometro compromettendone la precisione; essendo corredati di tappo si può fare un foro di 6mm al centro di quest’ ultimo e usarlo per limitare il campo della pupilla. Inoltre il mio strumento ha pure una solida staffa per l’ancoraggio allo stativo. Serve per controllare il fuoco degli obiettivi. Il possesso di un apparecchio Leica M8 può rendere, in qualche modo, superfluo questo apparecchio. 3° Serie di 3 “calibri” per il controllo meccanico del telemetro. Non sono altro che tre semplici anelli con la baionetta maschio della Leica M, fatti in modo che una volta inseriti sul corpo spostino il tastatore del telemetro come se si trattasse dell’obiettivo regolato: uno sull’infinito, uno a 70 cm e uno a1 m. 4° “Calibro” per il controllo della camma degli obiettivi; da usarsi in coppia con uno spessimetro e un comparatore centesimale. Questo strumento è utile per controllare la taratura della camma degli obiettivi, ma gli interventi su questi ultimi sono da riservare a persone più che esperte. Ben più sofisticato dei precedenti di cui al punto 3°, consiste in un tubo metallico che termina da una parte con la baionetta femmina Leica M; al suo interno (perfettamente rettificato) scorre uno stantuffo guidato, recante nella parte in cui tocca la camma dell’obiettivo, un tastatore costituito da una sporgenza con la punta arrotondata. Lo stantuffo, quando l’obiettivo e regolato all’infinito, terminerà esattamente a pari del fodero esterno. La lunghezza del fodero e quindi dello stantuffo non ha grande importanza, ma è bene che sia di almeno quattro o cinque centimetri in modo da garantire una corretta guida. Lo scostamento dello stantuffo che si ha quando si modifica la messa a fuoco può essere misurato con l’aiuto dello spessimetro o del centesimale e comparato con quello di altri obiettivi “sicuri”. 5° Serie di 2 cacciaviti a “manovella” 3,5 mm di sezione. Non si trovano in commercio, occorre quindi realizzarli in questo modo: ci si procura due barrette d’acciaio di 3,5mm di sezione e lunghe circa 15, 16 cm, si limano le punte a scalpello in modo tale che si ottenga una lama estremamente sottile, rifinendola con la pietra da 5/600 (quella con cui si affilano i coltelli). Vanno piegati a “manovella”, in modo che il primo tratto, dalla lama, sia lungo circa 25 mm, il tratto orizzontale sarà di 40 mm; il rimanente costituirà l’impugnatura. Le lame dovranno risultare: una parallela al tratto orizzontale, l’altra perpendicolare. In fine si dovranno temperare in olio. Questi cacciaviti sono indispensabili per registrare la camma che si trova al centro della rotella del tastatore del telemetro; operazione che si potrà effettuare senza smontare e senza rovinare nulla e soprattutto senza slabbrare il taglio della vite. Io fortunatamente li ho trovati già pronti in un set di utensili dell’Alpa, di cui siamo stati importatori. Questi utensili permettono il controllo e la registrazione del telemetro e…, a vostro rischio e pericolo… del fuoco e della camma degli obiettivi. Modalità per registrare il telemetro della Leica M. La Leica M dispone di tre registri accessibili dal esterno per la corretta rettifica del telemetro. In realtà i registri sono molti di più e gli altri sono situati all’interno della calotta superiore, ma sono ben “sigillati”, poiché il loro trattamento richiede strumentazioni particolari e le tarature vengono effettuate solo dalla casa madre. Sotto la calotta c’e pure il registro che modifica lo scorrimento delle cornici che si potrebbe analizzare, ma ne parliamo un’altra volta. 1° Il registro del piano di messa a fuoco. E’ situato al centro della rotella del tastatore. Con i “calibri” del punto 3° si controlla la distanza a 70 cm o 1 m, meglio se con l’aiuto dello strumento del punto uno. Poi col terzo “calibro” si controlla l’infinito. Se si rileva che c’è uno scostamento costante sia alla minima distanza che all’infinito, si agisce come segue: mantenendo sempre inserito il calibro relativo all’infinito si ruota il registro, mediante i famosi cacciaviti a manovella in modo che osservando un oggetto lontano (l’antenna di un palazzo posto a almeno un centinaio di metri di distanza è l’ ideale) l’immagine appaia perfettamente sovrapposta. Fatto ciò, anche l’immagine verificata alla minima distanza dovrebbe apparire allineata. 2° Il registro per la correzione orizzontale. Fino all’M4p è posto sotto alla grossa vite che funge da tappo situata nella parte frontale della calotta superiore, in prossimità della finestrella mediana (quasi allineato col centro del bocchettone dell’obiettivo). Nella M6 ed m 7 si trova nascosto dal bollino tondo rosso recante il marchio Leica (o Leitz). E’ responsabile del fastidioso, ancorché “innocuo” scostamento orizzontale delle due immagini. Per l’aggiustamento occorre munirsi di un cacciavite di 3mm a cui, per 2/3 si è limata la lama lasciando così ad una estremità della lama un piccolo dente sporgente circa 1mm e largo altrettanto. Per la registrazione occorre inserire il cacciavite dal foro scoperto della vite o dal bollino rosso e fare entrare in dente nella tacca che apparirà e ruotando l’attrezzo spostare la medesima verso l’alto o il basso a seconda della necessità fino a che le due immagini non appaiano allineate. 3° Un ulteriore registro è situato sotto la vite con cui è fermato il tastatore. Questo registro sovrintende alla “linearità” di messa a fuoco tra l’infinito e la minima distanza. Si tratta di una registrazione un po’ complicata, ma fortunatamente non è quasi mai necessaria. Una volta effettuata all’origine, se nessuno ha manomesso l’apparecchio, non sarà necessaria. Il registro è costituito da un’asola che permette la regolazione dello sporto (lunghezza utile) del tastatore. Io non conosco altro modo d’effettuarla che per tentativi. Una volta allentata la vite che ferma il braccetto, sempre con l’ausilio dei “benedetti” cacciaviti a manovella e dei calibri, si procede allungando un po’il braccio se alla minima distanza il difetto era per eccesso altrimenti accorciandolo se era per difetto. Occorre sempre riallineare l’infinito, ogni volta che si fa un ancorché minimo spostamento; quindi si opera sul 1° registro. La necessità di agire contemporaneamente su due registri rende la manovra veramente difficoltosa, ma…. con un po’ pazienza… Questa pagina avrà forse stimolato gli esperti, ma spero che abbia pure scoraggiato gli “smanrggioni” Buona fortuna. Alessandro Farella
4 Maggio 2023
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